Kalipè è un termine in uso nelle zone himalayane che viene rivolto a chi si incammina verso le montagne. È un augurio il cui significato è quello di poter “camminare sempre a passo corto e lento”.
Un’immagine ancestrale che vuole allontanare il pensiero dal luogo comune del raggiungimento di una meta, della vetta, per abbracciare la bellezza del poter assaporare, del poter stare, del saper essere. Con passo lento e corto possiamo stare nell’emozione, che sia gioia o dolore, viverla e farne tesoro. Creare esperienza che diventi poi resilienza. La vita ci pone davanti sfide e conquiste continue, non esiste quindi una meta univoca verso la quale correre in modo fagocitante. Abbiamo bisogno di imparare a stare nel momento, vedere il bello, e darci il tempo per farlo.
Camminando a passo lento e corto potremo accorgerci di ciò che ci circonda, ma non solo, potremo accorgerci di esserne parte. L’elemento fondativo dell’esperienza umana è l’essere in relazione, attraverso questa l’uomo costruisce il proprio sé. Darci il tempo di osservare il sistema di relazioni in cui siamo inseriti è la chiave per individuarsi come parte di un tutto e, nel contempo, riuscire a differenziarsene per poter vivere in modo libero e autentico.
Qualora il sentiero presenti ostacoli o s-vincoli che ci pongono in difficoltà il ruolo dello psicologo sarà, proprio come una guida, quello di accompagnarci nel trovare le nostre peculiari risorse per rimetterci in cammino.