«La comprensione dell’individuo e dei suoi processi di sviluppo sembra favorita dalla costruzione di uno schema di osservazione che permette di vedere i comportamenti attuali di una persona come metafore relazionali, ovvero come segnali indiretti di bisogni e coinvolgimenti emotivi del passato che trovano lo spazio e il tempo di manifestarsi concretamente nelle relazioni presenti»
(Angelo e Andolfi, 1995)
L’approccio sistemico relazionale non considera l’individuo come unità isolata, ma come facente parte di un più ampio sistema di relazioni significative, l’intervento prede così forma con l’intento di evidenziare la “struttura che connette” i processi simbolici e quelli interattivi e comunicativi che caratterizzano quel particolare sistema di relazioni.
Le relazioni possono rappresentare infatti, in base alla loro qualità, flessibilità e capacità di cambiamento, un limite oppure un’enorme risorsa per gli individui. In quest’ottica, il comportamento sintomatico può essere letto come un tentativo che la persona mette in atto al fine di mantenere a tutti i costi un doloroso equilibrio, è per questo che diventa fondamentale indagare quale funzione il sintomo assolva e quali sono i meccanismi che hanno portato alla sua costruzione.
L’intervento si basa dunque sull’osservazione delle modalità di relazione tra il paziente e la sua famiglia e mira a modificare i modelli disfunzionali presenti nel contesto entro il quale il disagio del paziente è emerso, stimolando le risorse familiari e rafforzando sia il funzionamento individuale sia, quando possibile, quello familiare.